Come ormai abbiamo scritto in numerosi articoli precedenti, in Italia la reperibilità dei medicinali omeopatici e antroposofici è a rischio a causa di incertezze e ritardi legislativi.
L’applicazione delle direttive europee ha infatti equiparato il medicinale omeopatico a quello convenzionale senza tener conto delle sue peculiarità e del fatto che, in questo caso, siamo di fronte a un mercato completamente differente. Le procedure e costi previsti per le registrazioni renderanno di fatto impossibile il mantenimento dei prodotti attualmente in commercio dopo la fine del 2015, termine dopo il quale potrà essere messo in commercio solo un medicinale che abbia ottenuto l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, secondo precise regole.
Per questo motivo, le principali Associazioni e Società scientifiche mediche della medicina omeopatica e antroposofica e le Associazioni dei pazienti che utilizzano tali medicine hanno organizzato a Roma il 24 ottobre un Convegno dal titolo “ I medicinali omeopatici e antroposofici. Sicurezza, qualità, appropriatezza prescrittiva. L’attualità in Italia ed in Europa ”. L’obbiettivo è stato fare il punto della situazione insieme ad esperti internazionali ed italiani, alla presenza di rappresentanti del parlamento, dell’AI - FA, l’Agenzia del Farmaco, del Ministero della Salute, degli Ordini dei Medici e dei Veterinari. Nelle relazioni si è posto con forza l’accento sul tema della disponibilità prossima e futura di tali medicinali, nell’ambito del diritto alla cura e alla libertà di scelta dei cittadini e della professionalità dei medici esperti in tali discipline. L’anno scorso è stato firmato un Accordo Stato Regioni che definisce i criteri di formazione per i medici esperti in omeopatia, antroposofia e omotossicologia. Tale accordo sottintende un riconoscimento della loro professionalità: come esercitare tale professionalità se mancano gli strumenti terapeutici necessari? In Svizzera, dove il referendum del 2009 ha inserito il diritto costituzionale ad avvalersi di queste medicine, è stata anche garantita per legge la disponibilità dei relativi medicinali! Nel mio intervento ho voluto in particolare mettere a fuoco le problematiche specifiche che si trovano ad affrontare i medici veterinari che usino medicinali omeopatici. Molti sono i veterinari soci della FIAMO e mi è sembrato importante dar voce alle loro problematiche. L’uso del medicinale omeopatico in veterinaria, soprattutto nel trattamento di animali destinati all’alimentazione umana, riveste una particolare importanza, perché permette di avere carni senza residui e garantisce un miglior impatto ambientale, per la mancanza di rifiuti contaminati. Il veterinario che opera in un allevamento, però, oltre ai problemi generali di reperimento, comuni a tutti i medici omeopati, incontra specifici ostacoli all’impiego del medicinale omeopatico necessario perché la registrazione degli omeopatici unitari è fatta per l’uso umano e non viene automaticamente estesa ai possibili impieghi veterinari. Ciò vuol dire che, se il veterinario dovrà curare la mastite di una mucca con Belladonna, la prescrizione di Belladonna 200 CH dovrà seguire speciali, complesse procedure perché Belladonna 200 CH è un medicinale omeopatico registrato per uso umano e può essere usato per gli animali solo in deroga, con ostacoli burocratici e organizzativi davvero scoraggianti. Da qui la necessità di trovare soluzioni intelligenti, tenuto conto che quello omeopatico è un farmaco che agisce su qualunque organismo vivente, come dimostrato dalle sperimentazioni in corso sulle piante presso numerosi centri di ricerca universitari.
Fonte: Il granulo